Elena Scategni

Elena Scategni
1972 | Roma | Italia

Il mio percorso creativo prende origine parallelamente a un’esperienza maturata in un altro ambito della creatività, quello della moda, un settore profondamente diverso rispetto al mondo dell’arte, ma al tempo stesso capace di influenzarlo e nutrirlo. Questa dimensione, coltivata per lungo tempo in maniera intima e riservata, ha rappresentato una sorta di taccuino interiore, uno spazio privato di osservazione, raccolta di idee, suggestioni e riflessioni, che ha accompagnato ogni fase del lavoro e della crescita personale e professionale.

Solo in tempi relativamente recenti, negli ultimi due anni, questo patrimonio di pensieri e sperimentazioni ha iniziato a trovare una forma più definita e condivisibile, trasformandosi progressivamente in un linguaggio aperto all’esterno, destinato non più soltanto a un dialogo interiore ma a un confronto con gli altri, con il pubblico e con il contesto artistico più ampio.


20-26 Gen 2026

Vernissage
Martedì 20 Gen 18:30-20:30

Le sculture nascono da un dialogo diretto con la natura, da un contatto fisico e poetico con materiali che portano già dentro di sé una forma, una memoria e un tempo. Il punto di partenza è la struttura reticolata interna dei cactus, un organismo fragile e resistente al tempo stesso, che custodisce trame sottili e sorprendenti, spesso invisibili all’occhio comune. Attraverso un lavoro di osservazione, selezione e trasformazione, questa materia naturale viene tradotta in bronzo, mantenendone l’essenza organica ma restituendole una nuova presenza, solida e definitiva.

Le opere conservano la complessità delle fibre originarie, le cavità, le perforazioni, i vuoti e le tensioni che la natura aveva già disegnato, trasformandoli in elementi plastici e scultorei. Il bronzo, materiale tradizionalmente legato alla monumentalità, qui assume un carattere diverso: diventa pelle, superficie vibrante, testimonianza di un passaggio di stato. Ogni scultura sembra provenire da una dimensione sospesa tra residuo naturale e corpo archeologico, tra frammento organico e reliquia contemporanea.

In queste forme sottili e al tempo stesso potenti convivono fragilità e resistenza, leggerezza e densità materica. Il rapporto con la base – legno o pietra – completa il dialogo tra elementi vivi e minerali, tra ciò che è nato, cresciuto e si è trasformato e ciò che appartiene alla terra nella sua stabilità primordiale.

Queste opere invitano a guardare più da vicino ciò che normalmente resta nascosto, a riconoscere nella natura non solo una fonte di ispirazione, ma una vera e propria matrice scultorea. La trasformazione in bronzo non interrompe questo legame, ma lo fissa nel tempo, rendendo visibile e permanente un processo che appartiene alla vita stessa.

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